Archivi del mese: giugno 2015

Diario d’estate. Labirinti

Dentro l’orecchio c’è una serpentina che si chiama labirinto. Il suono l’attraversa, trova l’uscita e arriva al cervello. E qui la corsa finisce. L’ascolto, come dice Erri De Luca, è un’onda che non torna indietro. A me questa cosa del … Continua a leggere

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Diario d’estate. Riletture

Come ogni estate, la Valigia ospiterà – qua e là – qualche foglietto stravagante, qualche appunto che sembra non c’entri granché con quanto abitualmente raccoglie. Ma la Valigia è uno spazio curioso e anche un po’ ingordo. Si alimenta di … Continua a leggere

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Piccola lezione di fotografia in cinque paragrafi. Il tempo

Credo che fare fotografia significhi anche saper affrontare il tempo. Cioè: saper guardare il tempo delle cose, il tempo che sta nelle cose. Con la fotografia io non scelgo di inquadrare solo un Cosa, ma anche un Quando. Scelgo uno … Continua a leggere

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Parafrasando

Parafrasando quello che scrive Borges in un racconto, si potrebbe anche dire che se una fotografia dovesse descrivere tutti i dettagli di un luogo fisico, fino al minimo particolare, finirebbe per sovrapporsi diventando con ciò inutile. Questo per dire che in … Continua a leggere

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Alfabeto fotografico personale. Volto

Spesso quando inquadro un volto mi sembra che quel volto sia un’immensità, un luogo più vasto delle apparenze. Come un gorgo in cui si scontrano le forze del presente e del passato, l’oggi e la storia. Un luogo dove, per … Continua a leggere

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Piccola lezione sull’inquadratura in due paragrafi

L’inquadratura è uno spazio circoscritto da riempire. L’inquadratura è uno spazio circoscritto e simbolico all’interno del quale raccogliere qualcosa cercando di adattare il mondo interno a quello esterno. O viceversa.

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Dove prende forma la ‘Valigia’

Oggi dedico il post alla Valigia di Van Gogh, al luogo dove prende forma. La Valigia nasce per le strade, nei mercati, in mezzo alla folla, tra le pagine di un libro, davanti a un quadro o a una fotografia, … Continua a leggere

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L’umore dello sguardo

Se c’è un posto dove lo sguardo potrebbe abitare, quel posto è Zemrude, una delle Città invisibili di Italo Calvino, la cui forma è determinata dall’umore di chi la guarda. Se ci passi fischiettando, a naso librato dietro al fischio, … Continua a leggere

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Ma la stessa non è

Come avviene per tante parole, che sono così consunte e abusate da perdere ogni significato, anche per molte immagini accade di guardarle e avvertire il vuoto che risuona dentro di esse. Ognuno, poi, ha i propri vuoti, i propri fastidi. … Continua a leggere

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Idea per un esercizio. O per un progetto

Stanotte ho pensato che sarebbe bello o utile – non so – guardare, fotografare, raccontare vestiti usati. I propri e quelli altrui. Vestiti appesi negli armadi, che sanno di naftalina, divisi per stagione. Appesi nelle terrazze e lasciati lì, al … Continua a leggere

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