Alfabeto fotografico personale. Azzurro

L’azzurro, per me, è un colore caldo. Da molto tempo. Colore del ritorno, colore accogliente, colore di porto che dà riparo. E quando lo dico, molti mi guardano stupiti.

Ma come? I gradi Kelvin, la temperatura colore, i cieli del Nord? Rosso giallo e arancione sono colori caldi. L’azzurro è freddo. Azzurro ghiaccio.

Certo, avete ragione. Ma vi riferite alla temperatura nominale dell’azzurro, la temperatura abituale. Quella di cui parlo, invece, è la temperatura emotiva dell’azzurro. Io sto parlando dell’azzurro che è passato attraverso i sensi e il corpo: sono loro a regolare la temperatura emotiva dei colori. Vi racconto come è andata.

Una sera tornavo a casa dopo una giornata inconcludente. Ero stanco, sfinito. Non vedevo l’ora di arrivare. Avevo preso per strade secondarie per non farmi imprigionare dal traffico e, forse, mi ero anche perso. Buio pesto e temporale nell’aria. A un certo punto intravvedo, nell’oscurità, la sagoma di una casa isolata e dentro a quella sagoma buia un piccolo rettangolo che pulsava a intermittenze irregolari. Era l’azzurrino di una televisione accesa. Nella notte. Unica luce.

Ecco, in quel momento, quel tremolìo d’azzurro aveva fatto scoppiare il mio desiderio di casa, di arrivo. In quel preciso momento, avrei voluto entrare in quella casa sconosciuta e abbandonarmi al suo tepore domestico. Avrei voluto dare rifugio alla mia stanchezza dentro a quell’azzurro lontano. In quel momento, quel piccolo rettangolo di luce, stava modificando la temperatura corporea del mio azzurro. Caldo e accogliente, come i ritorni.

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fotografo, critico, docente
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3 risposte a Alfabeto fotografico personale. Azzurro

  1. Roberto ha detto:

    Ma sei così sicuro che nella condizione psicologica e fisica in cui ti eri trovato anche un giallo, un rosso, un blu oltremare, un viola…non avrebbro avuto lo stesso effetto ? A mio avviso nella situazione che descrivi il senso di protezione , relax, pace della casa, meta finale del viaggio difficoltoso, ha il sopravvento sul colore.

    • lavaligiadivangogh ha detto:

      Si, certo: qualsiasi colore sarebbe stato un appiglio. In quel momento lì è stato l’azzurro ad associarsi al desiderio di meta, di arrivo. E ha dato una specie di “imprinting” cromatica per il tepore. Poteva succedere anche con una musica, per esempio.

  2. Pingback: alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 24.05.15 | alcuni aneddoti dal mio futuro

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