Oggi, tra le cose da salvare, voglio mettere questa idea di Luca Ronconi: «il teatro è in sé una possibilità di […] trasformare in linguaggio un fatto, uno spazio, una memoria, un’ipotesi.»
La voglio salvare perché di questa idea è permeata anche la fotografia: si diffonde in essa, come una stanza permeata di odori. E ogni fotografo dovrebbe avere consapevolezza di non essere solo un annotatore di istanti, ma un tessitore di significati visuali.
Perché la fotografia, rendendo più visibile una fetta di realtà (inquadratura) e scartando il superfluo (selezione), trasforma in un atto di comunicazione tutto ciò che riesce a strappare al flusso impetuoso e incontrollato della vita. Anche il racconto più modesto; il paesaggio di pochi attimi scorto dal finestrino di un treno; un ricordo che rischia di sbiadire o un’idea, quella che magari non ha ancora trovato le parole per prendere forma.
Anche con l’iPhone, mi viene da dire.